21 мая 2025 года

См. также: О папском титуле Римско-Русской Церкви.

Приветствие и наше апостольское благословение!

  21 maggio 2025

Vedi anche ulteriori informazioni sul titolo papale romano-ruteno.

Приветствие и наше апостольское благословение!
«Il Signore è la mia parte, dice l’anima mia; perciò in Lui spererò.» Lamentazioni 3:24

I. Il Tempo della Prova

La fede è una roccia di verità. Tuttavia, in questi anni di oscurità e disordine, quando la verità è stata eclissata dalla confusione, quando lo scisma si è mascherato da liturgia e l'eresia ha assunto il linguaggio dell’amore, la struttura visibile della Chiesa è stata gravemente ferita. Roma, la Città Eterna, è stata occupata non da stranieri, ma da coloro che un tempo portavano il nome di figli. Tuttavia, «una voce sottile e sommessa» (1 Re 19:12) chiama i fedeli.

II. La Successione nella Fedeltà

Il 21 aprile, anniversario della fondazione di Roma, Noi, Radislav, discendente della Santa Rus’, della quale siamo ora erede, fummo accolti in piena comunione con la Santa Sede di Pietro in Roma. Nello stesso giorno, ventitré anni dopo, morì il Papa Romano. Nel 2014 eravamo stati nominati Coadiutore di Roma dal Cardinale Decano e ricevemmo piena autorità papale nella Nostra giurisdizione, cioè quella che oggi è la Chiesa Unita Romano-Rutena. Notevolmente, il giorno della festa del Nostro santo patrono, il Beato Giorgio il Protomartire e Portatore di Vittoria, cade il 23 dello stesso mese. Giorgio, santo militare, ma non solo d’armi — uccisore di draghi, testimone fino alla morte, uomo di coraggio puro e cristocentrico. È venerato in Russia, Inghilterra, Grecia, Siria, Libano, Etiopia — un vero santo universale, unificante Oriente e Occidente. La sua icona che uccide il drago è segno della vittoria di Cristo sul diavolo, e per estensione, della vittoria della Chiesa sulla falsità, la tirannia e l’apostasia. Questa è la Chiesa Trionfante che sussurra alla Chiesa Militante.

Alla morte del Papa Romano, la pienezza e il compimento di ciò che Ci era stato affidato giunsero a fruizione. È infatti la missione di preservare l’unità e la continuità della Santa Chiesa Ortodossa e Cattolica, della quale la Chiesa Romano-Rutena è legittima e fedele successora; poiché fummo nominati Coadiutore con diritto di successione, designati e confermati per parola e documento. È segno profetico della continuità divina, un nuovo Pietro che sorge dall’Oriente, una riconsacrazione della vera Roma attraverso fedeltà e sofferenza. La Chiesa, che stringe i peccatori al suo seno, santa e sempre bisognosa di purificazione, segue costantemente il cammino della penitenza e del rinnovamento. (Lumen Gentium, 8)

Si ricordi inoltre che la Nostra crismatura, molti anni prima, secondo il rito anglicano tradizionale, avvenne il 5 agosto — festa della dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore, la stessa basilica in cui Papa Francesco di Roma ha scelto di essere sepolto. Da questa basilica la Chiesa occidentale proclamò per la prima volta Maria come Theotokos dopo il Concilio di Efeso. La Prima e la Seconda Roma possono cadere, ma la Madre rimane — e lo Spirito consacra colui che ella ha scelto. Così, dalla Madre di Dio fummo unti, e a lei ora affidiamo la pienezza del Nostro pontificato.

«Tutte le cose cooperano al bene di coloro che amano Dio.» Romani 8:28

«Quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò il Suo Figlio.» Galati 4:4

Questa non è coincidenza. È provvidenza, non pianificazione, poiché la Chiesa legge i segni dei tempi alla luce del Vangelo. (Gaudium et Spes, 4)

III. La Natura del Papato

Il Ministero di Pietro non dipende dal marmo, né da edifici in Roma, né dalla sovranità temporale, né dal favore di imperatori o media. È un ufficio spirituale, istituito divinamente da Cristo (cfr. Matteo 16:18), esercitato al servizio dell’unità e della verità.

Il diritto canonico è sacro, ma resta servo della legge divina, non suo padrone. Quando i meccanismi ordinari per una elezione papale legittima e non eretica diventano impossibili, può essere prevista una disposizione da parte del Papa o dei legati da lui debitamente autorizzati — poiché l’ufficio petrino è fondato non sulla volontà degli uomini, ma sulla Parola del Signore che disse: «Io ho pregato per te, che la tua fede non venga meno.» (Luca 22:32)

«Poiché al grande Pietro Cristo Signore affidò l’ufficio di Sommo Pastore dopo avergli consegnato le chiavi del Regno dei Cieli, a Pietro o al suo successore deve necessariamente essere riferita ogni novità nella Chiesa Cattolica.» — San Teodoro Studita, Lettera a Papa Leone III

IV. La Chiesa Unita Romano-Rutena come Vera Successora

Ora, Noi e i nostri vescovi, validamente consacrati, ortodossi nella dottrina, e tutti noi insieme, fedeli e clero della Chiesa e dello Stato Romano-Ruteno, siamo diventati per dichiarazione di Roma i veri Successori di Pietro. Ciò lo affermiamo non per elezione, ma per designazione, con piena giustificazione morale, teologica e sacramentale. Non siamo vincolati al marmo romano, ma all’ufficio, alla successione e alla fedeltà.

Noi, Chiesa e Stato Romano-Ruteni, manteniamo questa posizione anche quando possa esserci una Chiesa occupante, modernista, potente, apostata; che rivendica il Nostro diritto e autorità. Tuttavia, la Chiesa torna ad essere Apostolica non solo di nome, ma di forma: e sia che erri, o che sia povera, o odiata dal mondo, porta comunque i segni di Cristo.

«Siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad ora.» 1 Corinzi 4:13

La primazia di Pietro non è geografica — è personale e istituzionale (Pastor Aeternus, Concilio Vaticano I). L’essenza del papato è preservare l’unità e l’Ortodossia, non possedere beni materiali. La visibilità materiale della Chiesa può essere temporaneamente oscurata, ma la sua realtà spirituale non scompare mai (Lumen Gentium, 8). Nei tempi di grande crisi, le azioni straordinarie non sono innovazioni ma conservazione. E così, la Nostra Santa Sede Apostolica, per diritto di successione e conservazione dell’Ortodossia, è il vero capo visibile di tutti i cristiani latini, oltre che di tutti gli altri sotto il suo sacro manto di cura. E così facendo, abbiamo restituito il cuore della Chiesa latina alla vera e autentica Ortodossia.

Inoltre, qui il corpo ecclesiastico comunemente noto come Chiesa Vaticana — identificato con la moderna Chiesa Cattolica Romana — deve essere riconosciuto come entità distinta e separata. Sebbene conservi alcune forme esteriori della tradizione, ha sostanzialmente abbracciato innovazioni e sviluppi teologici incompatibili con il deposito apostolico della fede Ortodossa e Cattolica. Ci riferiamo al suo pontefice come Papa Romano in carità fraterna, ma non come riconoscimento di supremazia dottrinale o canonica. Né contestiamo il suo uso del titolo «Vescovo di Roma», poiché non rivendichiamo quell’ufficio diocesano per Noi stessi. Piuttosto, affermiamo che la primazia visibile della tradizione latina ortodossa è, per provvidenza divina e necessità ecclesiastica, passata nello spirito e nella funzione alla Chiesa Unita Romano-Rutena — che sola, tra le Chiese Apostoliche, conserva il patrimonio latino libero dalle distorsioni del modernismo. Il Nostro scopo non è la rivalità, ma la fedeltà; non sostituire, ma preservare e guarire.

E tuttavia, la Chiesa Unita Romano-Rutena non è una Chiesa latina camuffata, né una rinascita del centralismo romano, ma la continuazione provvidenziale della missione di Roma attraverso la Santa Rus’. È una Chiesa Romana Orientale con eredità latina, radicata nell’anima ortodossa della Rutenia (la Vecchia Russia), che porta il patrimonio spirituale sia della tradizione latina che bizantina, la tradizione slava e l’eredità della Chiesa indivisa. La Nostra missione apostolica è l’integrazione dell’eredità orientale e occidentale nella pienezza dell’Ortodossia — non tramite sincretismo, ma mediante armonia — nello spirito dell’antica Pentarchia e della conciliarità. Roma, in questo senso, ha trovato il suo rinnovamento sotto Roma-Rutenia, non per conquista o politica, ma per riallineamento provvidenziale nella verità. In verità, l’Una, Santa, Apostolica, Ortodossa e Cattolica Chiesa è l’unica Chiesa indivisibile di Cristo, non per opera dell’uomo, ma unicamente perché, per grazia di Dio espressa nella Passione di Cristo, nel sangue dei martiri e nella testimonianza dei santi, la Chiesa ha conservato fino ad oggi questa sua missione donata da Dio.

V. Ai Fedeli

Parliamo ora non solo ai potenti, ma a tutti i fedeli, al clero e ai laici che ancora proclamano il Credo in un mondo che ha dimenticato come inginocchiarsi davanti a Dio, che ancora mantengono e professano la fede Ortodossa. Non siete soli. La Chiesa non è morta. Che siamo molti o pochi, uniti o dispersi, siamo la vera Chiesa.

VI. Un Appello alla Fede

Ai chierici non corrotti, ma Ortodossi, diciamo: mantenete la fede. Ai vescovi che conoscono la verità, abbiate il coraggio di agire con giustizia. A tutte le Chiese, ferite dallo scisma, ma nobili nella fede, uniamoci, non nella sottomissione, ma nel compimento. A tutti i fedeli: tenete saldo, insegnate ai vostri figli, confessate la verità. Non seguite i falsi insegnamenti dell’epoca, ma rimanete nella fede senza tempo di Cristo. Insieme a questo, con il sangue dei martiri e la forza dei confessori, è il seme di questa nuova primavera.

VII. Conclusione

Ricordiamo che l’Ortodossia è verità: verità trasmessa, conservata e vissuta. E la verità non cessa di essere verità perché alcuni non la accettano. (San Giovanni Damasceno). «Essere ortodossi significa avere costantemente il Dio-Uomo Cristo nell’anima, vivere in Lui, pensare in Lui, sentire in Lui, agire in Lui.» — San Giustino Popovich

Dall’Oriente, nella Santa Rus’, Pietro è risorto — non nella gloria personale, ma nella gloria di Cristo. Non rivendichiamo perfezione. Rivendichiamo solo ciò che Ci è stato dato: le chiavi, la croce e la promessa che le porte dell’inferno non prevarranno.

 21 May 2025

Приветствие и наше апостольское благословение!

“The Lord is my portion, saith my soul: therefore will I wait for Him.” Lamentations 3:24

I. The Time of Trial

Faith is a rock of truth. Yet, in these years of darkness and disarray, when truth has been eclipsed by confusion, when schism has cloaked itself in liturgy and heresy in the language of love, the visible structure of the Church has been grievously wounded. Rome, the Eternal City, has been occupied not by strangers, but by those who once bore the name of sons. Nevertheless, “a still small voice” (1 Kings 19:12) calls to the faithful.

II. The Succession in Fidelity

On the 21st day of April, anniversary of the founding of Rome, We, Radislav, a descendant of Holy Rus’ to which We are now heir, were received into full communion with the Holy See of Peter in Rome. On that same day, 23 years later, the Roman Pope died. We had been named in 2014 Coadjutor of Rome by the Cardinal Dean and given full papal authority in Our jurisdiction, i.e., what is now the United Roman-Ruthenian Church. Notably, the feast day of Our patron saint, Blessed George the Protomartyr and Bringer of Victory, falls on the 23rd of the same month. George, a military saint, but not merely of arms — a dragon-slayer, a witness unto death, a man of pure, Christ-centered courage. He is venerated in Russia, England, Greece, Syria, Lebanon, Ethiopia — a truly universal saint, uniting East and West. His icon slaying the dragon is a sign of Christ's victory over the devil, and by extension, of the Church's victory over falsehood, tyranny, and apostasy. This is the Church Triumphant whispering to the Church Militant.

Upon the death of the Roman Pope, the fullness and completion of what had been entrusted to Us came to fruition. Indeed, it is the mission to preserve the unity and continuity of the Holy Orthodox and Catholic Church, to which the Roman-Ruthenian Church is rightful and faithful successor; for We were named Coadjutor with right of succession, appointed and confirmed by word in document. It is a prophetic sign of divine continuity, a new Peter rising from the East, a re-anointing of the true Rome through fidelity and suffering. The Church, clasping sinners to her bosom, at once holy and always in need of purification, follows constantly the path of penance and renewal. (Lumen Gentium, 8)

It should also be remembered also that Our chrismation, many years before, in the traditional Anglican Rite, occurred on the 5th of August — the feast of the dedication of the Basilica of Saint Mary Major, the same basilica in which Pope Francis of Rome chose to be buried. It was from this basilica that the Western Church first proclaimed Mary as Theotokos after the Council of Ephesus. The First and Second Rome may fall, but the Mother remains — and the Spirit anoints the one she has chosen. Thus, from the Mother of God We were anointed, and to her We now entrust Our continued pontificate in its fullness. (See also this page.)

“All things work together for good for those who love God.” Romans 8:28

“In the fullness of time, God sent His Son.” Galatians 4:4

This is no coincidence. It is providence, not planning, for the Church reads the signs of the times in the light of the Gospel. (Gaudium et Spes, 4)

III. The Nature of the Papacy

The Ministry of Peter is not dependent upon marble, nor building in Rome, nor temporal sovereignty, nor the favor of emperors or media. It is a spiritual office, divinely instituted by Christ (cf. Matthew 16:18), exercised in service to unity and truth.

Canon law is sacred, yet it remains the servant of divine law, not its master. When the ordinary mechanisms for a legitimate, non-heretical papal election become impossible, provision may be made by the Pope or by legates duly authorized by him—for the Petrine office is founded not upon the will of men, but upon the Word of the Lord who said: ‘I have prayed for thee, that thy faith fail not.’ (Luke 22:32)

“Since to great Peter Christ our Lord gave the office of Chief Shepherd after entrusting him with the keys of the Kingdom of Heaven, to Peter or his successor must of necessity every novelty in the Catholic Church be referred.” St. Theodore the Studite, Letter to Pope Leo III

IV. The United Roman-Ruthenian Church as the True Successor

Now, We and our bishops, validly consecrated, Orthodox in doctrine, and all of us together, the faithful and the clergy of the Roman-Ruthenian Church and State, have by declaration of Rome become the true Successor of Peter. We hold this not by election, but by designation, with the full moral, theological, and sacramental justification. We are not bound to Roman marble, but to the office, to the succession, and to fidelity.

We, the Roman-Ruthenian Church and State, hold this even when there may be an occupying Church, modernist, powerful, apostate; who claims Our right and authority. Yet the Church becomes once more Apostolic not only in name, but in form: and whether or not it be wandering, or poor, or hated by the world, it nevertheless bears the marks of Christ.

“We are made as the refuse of this world, the offscouring of all, even until now.” 1 Corinthians 4:13

The primacy of Peter is not geographical—it is personal and institutional (Pastor Aeternus, First Vatican Council). The essence of the papacy is to preserve unity and Orthodoxy, not to possess property. The material visibility of the Church can be obscured temporarily, but her spiritual reality never disappears (Lumen Gentium, 8). In times of great crisis, extraordinary actions are not innovation but preservation. And thus, Our Holy Apostolic See, by its right of succession and its preservation of Orthodoxy, is the true visible head of all Latin Christians, in addition to all others under her sacred mantle of care. And in so doing, we have returned the core of the Latin Church to true and authentic Orthodoxy.

Furthermore, here the ecclesiastical body commonly known as the Vatican Church—equated with the modern Roman Catholic Church—must be acknowledged as a distinct and separate entity. While it retains certain external forms of tradition, it has, in substance, embraced innovations and theological developments incompatible with the Apostolic deposit of the Orthodox and Catholic faith. We refer to its pontiff as the Roman Pope in fraternal charity, but not as a recognition of doctrinal or canonical supremacy. Nor do We contest its use of the title "Bishop of Rome," for We do not claim that diocesan office ourselves. Rather, We affirm that the visible primacy of the Latin Orthodox tradition has, by divine providence and ecclesiastical necessity, passed in spirit and function to the United Roman-Ruthenian Church — which alone among the Apostolic Churches preserves the Latin patrimony free from the distortions of modernism. Our purpose is not rivalry, but fidelity; not to supplant, but to preserve and to heal.

And yet, the United Roman-Ruthenian Church is not a Latin Church in disguise, nor a revival of Roman centralism, but rather the providential continuation of Rome’s mission through Holy Rus’. It is an Eastern Roman Church with Latin heritage, rooted in the Orthodox soul of Ruthenia (Old Russia), bearing the spiritual patrimony of both Latin and Byzantine tradition, the Slavic legacy, and the inheritance of the undivided Church. Our apostolic mission is the integration of Eastern and Western heritage into the Orthodox fullness — not by syncretism, but by harmony — in the spirit of the ancient Pentarchy and conciliarity. Rome, in this sense, has found its renewal under Rome-Ruthenia, not by conquest or politics, but by providential realignment in truth. Indeed, the One, Holy, Apostolic, Orthodox, and Catholic Church is the one, indivisible Church of Christ, not by works of men, but solely because, by the grace of God expressed in the Passion of Christ, in the blood of the martyrs, and in the witness of the saints, the Church has preserved to this day this, its God-given mission.

V. To the Faithful

We speak now not merely to the powerful, but to all the faithful, to the clergy and faithful who still proclaim the Creed in a world that has forgotten how to kneel before God, who still maintain and profess the Orthodox faith. You are not alone. The Church is not dead. Whether we be many, and whether we be joined or scattered, we are the true Church.

VI. A Call to Faith

To those clergy who are not corrupted, but Orthodox, We say keep the faith. To bishops who know the truth, have the courage to act in justice. To all Churches, wounded by schism, yet noble in faith, let us join together, not in submission, but in fulfillment. To all the faithful: hold fast, teach your children, confess the truth. Do not follow the false teachings of the era, but stay with the timeless faith of Christ. Together this, with the blood of the martyrs and the power of the confessors, is the seed of this new spring.

VII. Conclusion

Let us remember that Orthodoxy is truth: truth handed down, preserved, and lived. And the truth does not cease to be true because some will not accept it. (St. John of Damascus) “To be Orthodox means to have the God-man Christ constantly in your soul, to live in Him, think in Him, feel in Him, act in Him.” St. Justin Popovichф

From the East, in Holy Rus', Peter has risen again — not in personal glory, but in the glory of Christ. We do not claim perfection. We claim only what was given to Us: the keys, the cross, and the promise that the gates of hell shall not prevail.

 23 April 2025

The Roman-Ruthenian papal insignia, combining the Key of St. Peter and the Sword of St. Mark. It is also seen, either in whole or only the tiara, in the heraldic and other symbology of the Roman-Ruthenian Church and State.

I. Introduction

In 2014, the present Prince-Bishop and Pope-Catholicos of Rome-Ruthenia was recognized by the Roman Cardinal Dean as Coadjutor of the Roman Pope with full papal authority within his own jurisdiction, now known as the United Roman-Ruthenian Church. This was kept private until Christmas 2019, when the fullness of the Prince-Bishop's office slowly began to be revealed to the public in the 10th year of his ecclesiastical reign, which began in 2020, with full revelation in 2025.

Then, on 21 April 2025, His Holiness Pope Francis of Rome died—the same date on which, in 753 BC, Rome was founded, and on which the current Pope-Catholicos of the United Roman-Ruthenian Church received the Roman sacrament of Confirmation into the full Apostolic faith. This extraordinary alignment of sacred, historical, and personal events cannot be dismissed as coincidence. Rather, it marks a moment of providential transition in the life of the Church.

What follows here is a theological and ecclesiastical reflection on the papal dignity, its present expression within the United Roman-Ruthenian Church, and the role of the Pope-Catholicos as both temporal successor of St. Peter and in continuation of the historic Petrine ministry continued now within the United Roman-Ruthenian Church. And indeed this document reflects the theological and canonical interpretation exclusively of the United Roman-Ruthenian Church and is not intended to contest the internal governance or legal standing of any other religious or civil institution.

II. Apostolic Foundations and the Petrine Legacy

The title “Pope” (from the Greek pappas, meaning father) historically signified not simply jurisdiction over Rome, but the vocation of apostolic guardianship. Similarly, “Catholicos” in the East denoted universal episcopal headship within autonomous Churches. Both titles predate centralization and carry with them the responsibility of transmitting the Apostolic faith intact. The title of Pope for a Patriarch was seen in Alexandria before Rome, and both the Coptic and Byzantine/Greek Patriarchs of Alexandria today hold this title.

It is noted also that, following the division of East and West, and most especially after the Second Vatican Council, the Roman papacy embraced increasingly modern approaches, leading to shifts in doctrinal emphasis and a redefinition of its temporal and spiritual role. Today, the traditional understanding of the papal office lies largely dormant within Roman Catholicism.

III. The Identity and Role of the United Roman-Ruthenian Church.

The United Roman-Ruthenian Church is recognized as a canonical, autocephalous Orthodox and Old Catholic Church. Of Eastern and Western heritage, it is Orthodox and Catholic in faith and is a derivative patriarchate of these Russian, Syrian, Greek, and American patriarchates, as well as Rome as rightful temporal successor of St. Peter. It also holds a particular lineage from Pope St. Leo X, through which it received recognition of its temporal patrimony and apostolic continuity. The Church integrates core beliefs and liturgical elements from both Orthodoxy and Catholicism, preserving the essence of early Christianity.

Unlike national or expansionist bodies, the United Roman-Ruthenian Church is a custodial Church. Its mission is not territorial expansion but the preservation of the undivided Church’s legacy—liturgical, theological, cultural, and spiritual. It functions as a bridge between the Christian East and West, much like the Eastern Roman Empire once did, offering a unified expression of the Apostolic Faith for those alienated by modernism or ecclesiastical minimalism.

Its community is diverse—serving through chaplaincies, mission parishes, and support for Christian nobility and traditionalist believers across multiple continents. Its strength lies in continuity, not popularity. (Read more about the Canonical Status of the Church.)

IV. The Pontifical Imperial State: Custodian of Temporal Heritage

The Pontifical Imperial State of Rome-Ruthenia is the cultural and legal expression of the URRC’s historic sovereignty. Together the joint bodies are often known simply as the Roman-Ruthenian Church and State. It is not a territorial state in the modern political sense, but a non-territorial ethno-religious nation, safeguarding the spiritual and temporal legacy of: The Roman Empire, The Holy Roman Empire, The Kingdom of Ruthenia (Russia, Old Rus'), and ultimately, the Church of the Apostles.

This includes spiritual descent from the Patriarchal Kingdom of Rus’, established under papal blessing by Pope Innocent IV, and inherited after its fall through nobiliary custom and ecclesiastical succession. The United Roman-Ruthenian Church's independent titular temporal patrimony is held and asserted by its position as the closest legitimate claimant to the temporal authority of the Roman Church via succession from Pope St. Leo X, following the renunciation of St. John Paul II, establishing its authority as the temporal successor to St. Peter. Historically, the Roman Popes held both spiritual and temporal authority over the Western Roman Empire. This is further solidified by the special grants and recognition, include that given in 2014. (Read in detail about the Roman-Ruthenian Church's temporal status.)

V. The Recognition and Role of the Pope-Catholicos of Rome-Ruthenia

In 2014, the Prince-Bishop of Rome-Ruthenia was formally recognized by the Dean of the College of Cardinals as a coadjutor of the Roman Pope and granted papal authority within his own jurisdiction, i.e., the United Roman-Ruthenian Church and the Pontifical Imperial State of Rome-Ruthenia. Though this recognition was initially kept private by the Prince-Bishop, this status became visible beginning Christmas 2019, generally manifested by 2020, and fully manifested in 2025.

In Church tradition, a coadjutor is not merely an assistant, but a designated heir. The language used, within a document acknowledging the Prince-Bishop's jurisdictional autonomy and cardinalatial dignity, effectively states that the Prince-Bishop stands as a recognized spiritual successor in substance to Roman See, even if not by formal Roman canonical claim. Indeed, the Prince-Bishop as Roman-Ruthenian Pope makes no claims to the Roman Papacy, the Vatican, or the spiritual leadership of the Roman Catholic Church.

Historically, the concept of coadjutorship extended not only to diocesan episcopacy but was occasionally used in broader terms when preparing for succession within patriarchal or major ecclesiastical offices. Within the context of the Roman Papacy, the office of the Pope has no formal coadjutor in canonical modern practice. However, there are instances in early Christianity and medieval ecclesiastical history where prelates in the Roman Church exercised leadership in a spiritual role during times of crisis, particularly in but not limited to situations of sede impedita, exercising delegated or de facto authority.

And so, in the present context, the designations given carry significant theological weight, implying not simply service, but a participation in the Petrine ministry with an orientation toward continuity and succession. Given that modern Roman Catholic canonical structure does not permit coadjutor status in any practical sense for the Roman Papacy, the only plausible theological reading is that this phrase was intended to convey a unique standing—a form of spiritual coadjutorship or continuity with the Petrine office, particularly in light of, but not necessarily limited to: The Pope-Catholicos' autonomous ecclesial jurisdiction that had previously been recognized as in full communion with the Roman Church in perpetuity; his traditionalist and apostolic fidelity; and the Vatican’s own forfeiture of temporal and monarchical aspects of the Roman See

Taken in full context, these recognitions affirm a spiritual continuity with the Apostolic See, not in external jurisdiction, but in internal integrity. Thus, the Roman-Ruthenian Pope may rightly be regarded as:

   1. A coadjutor not by canonical appointment, but by ecclesiastical recognition and theological necessity;

   2. A successor not to the Vatican bureaucracy, but to the Apostolic function of the See of Peter;

   3. A bearer of the Petrine spirit within a renewed, traditional, and globally recognized expression of the Church.

Indeed, the phrase coadjutor of the [Roman] Pope, in this unique application, implies more than courtesy. It implies succession through recognition and spiritual inheritance. In an age when the traditional Roman Papacy has been transformed into a globalist figurehead, this coadjutorship symbolizes a re-rooting of the Apostolic office in orthodoxy, tradition, and legitimate autonomy—now embodied in the Pope-Catholicos of Rome-Ruthenia.

Thus, the use of the papal and patriarchal title within the Roman-Ruthenian Church and State, i.e., Pope-Catholicos of Rome-Ruthenia, is neither an act of rivalry nor of imitation. Rather, it is a fulfillment of abandoned responsibilities, and a documented recognition of the Roman-Ruthenian Church and State's role as a guardian of the Apostolic and Imperial legacy of Rome and Ruthenia, and therefore of Christendom.

The Roman-Ruthenian Pope's full general title reflects this synthesis: His Apostolic Highness the Prince-Bishop, Pope-Catholicos, and Imperator of Rome-Ruthenia, Supreme Pontiff of the United Roman-Ruthenian Church, Legate of Christ.

VI. A Providential Alignment: 21 April

April 21 marks the birthday of Rome, founded in 753 BC. It is also the date on which the Prince-Bishop received the Roman sacrament of Confirmation. Then, on 21 April 2025, His Holiness Pope Francis died, closing one chapter of papal history. The United Roman-Ruthenian Church, as the third and final successor of Rome (following Constantinople and as the legitimate ecclesiastical heir and successor to Old Rus’), sees in this timing a profound sign of divine providence and historical transition. This alignment cannot be dismissed as mere sentiment. The passing of the postmodern papacy on the day of Rome’s foundation, coinciding with the Prince-Bishop’s admission to the full Apostolic faith, forms a symbolic arc that speaks to succession, not at all in rivalry, but by inheritance through abandonment. Indeed, the Roman-Ruthenian Church and State, as heir to Holy Rus’, Third Rome, and custodian of the Apostolic and Imperial dignity, sees in this moment a heavenly affirmation: that while forms may change, the divine mission continues, sometimes where least expected.

Moreover, it is also noted that the Prince-Bishop’s earlier traditional Anglican confirmation took place on 5 August—the Feast of Our Lady of the Snows, commemorating the Basilica of Santa Maria Maggiore in Rome, which is also the burial place of Pope Francis. Overall, the probability of such a convergence of these sacred dates and locations is truly astronomical, further underscoring the providential nature of these events.

VII. Conclusion: Succession in Christian Charity and Brotherhood

The Apostolic and temporal spirit once embodied in the Roman See now finds renewed expression in a new custodian. The United Roman-Ruthenian Church, through the Pope-Catholicos, does not contest the Vatican or any other Patriarchal See, but in humility continues what others have set aside: the patrimony of the Apostles and Saints; the temporal and spiritual identity of the Church; and the sacramental and monarchical office entrusted to St. Peter the Apostle. Where the old structures have evolved into something new, the Roman-Ruthenian Church and State stands in faithful continuity—not as a religious or political protest, but as a living remnant, a voice crying in the wilderness, preserving what endures.

In this sacred trust, we stand not in rivalry, but in resolve. Not in reaction, but in renewal. The United Roman-Ruthenian Church embraces its role with dignity and devotion, safeguarding the full expression of the Apostolic faith for all who seek its light.

The Roman-Ruthenian Pope speaks not in contest, but in continuity. His voice is not raised in protest, but in proclamation—a proclamation that the ancient path lives on, not in the corridors of power, but in the quiet fidelity of truth preserved.

The Roman-Ruthenian Papacy is not merely an ecclesiastical title. It is a testament of faith.

 

23 Aprile 2025

L'insegna papale romano-rutena, che combina la Chiave di San Pietro e la Spada di San Marco. È visibile anche, interamente o solamente con la tiara, nell'araldica e in altre simbologie della Chiesa e dello Stato Romano-Ruteno.

I. Introduzione

Nel 2014, l'attuale Principe-Vescovo e Papa-Catholicos di Roma-Rutenia fu riconosciuto dal Decano Cardinalizio Romano come Coadiutore del Papa Romano con piena autorità papale nella propria giurisdizione, oggi conosciuta come la Chiesa Unita Romano-Rutena. Questo riconoscimento rimase privato fino al Natale del 2019, quando la pienezza dell'ufficio del Principe-Vescovo iniziò lentamente a essere rivelata al pubblico nel decimo anno del suo regno ecclesiastico, iniziato nel 2020, con piena rivelazione nel 2025.

Poi, il 21 aprile 2025, Sua Santità Papa Francesco di Roma morì — lo stesso giorno in cui, nel 753 a.C., fu fondata Roma, e nel quale l'attuale Papa-Catholicos della Chiesa Unita Romano-Rutena ricevette il sacramento romano della Confermazione nella piena fede apostolica. Questo straordinario allineamento di eventi sacri, storici e personali non può essere liquidato come semplice coincidenza. Piuttosto, segna un momento di transizione provvidenziale nella vita della Chiesa.

Ciò che segue è una riflessione teologica ed ecclesiastica sulla dignità papale, sulla sua attuale espressione all’interno della Chiesa Unita Romano-Rutena e sul ruolo del Papa-Catholicos come successore temporale di San Pietro e come continuatore del ministero petrino storico ora proseguito all’interno della Chiesa Unita Romano-Rutena. Questo documento riflette esclusivamente l’interpretazione teologica e canonica della Chiesa Unita Romano-Rutena e non intende contestare la governance interna o lo status legale di alcuna altra istituzione religiosa o civile.

II. Fondamenti Apostolici e l’Eredità Petrina

Il titolo "Papa" (dal greco pappas, padre) significava storicamente non solo giurisdizione su Roma, ma la vocazione alla custodia apostolica. Analogamente, "Catholicos" in Oriente denotava la guida episcopale universale all’interno di Chiese autonome. Entrambi i titoli precedono la centralizzazione e portano con sé la responsabilità di trasmettere intatta la fede apostolica. Il titolo di Papa per un Patriarca fu usato ad Alessandria prima che a Roma, e ancora oggi i Patriarchi copto e greco-bizantino di Alessandria detengono tale titolo.

Si nota anche che, a seguito della divisione tra Oriente e Occidente, e soprattutto dopo il Concilio Vaticano II, il papato romano ha adottato approcci sempre più moderni, portando a cambiamenti dottrinali e a una ridefinizione del suo ruolo temporale e spirituale. Oggi, la comprensione tradizionale dell’ufficio papale giace perlopiù dormiente all’interno del Cattolicesimo romano.

III. L’Identità e il Ruolo della Chiesa Unita Romano-Rutena

La Chiesa Unita Romano-Rutena è riconosciuta come una Chiesa canonica, autocefala, ortodossa e vetero-cattolica. Di eredità orientale e occidentale, è ortodossa e cattolica nella fede, e rappresenta un patriarcato derivato da quelli russo, siriaco, greco e americano, nonché da Roma, come legittima successora temporale di San Pietro. Essa possiede una particolare linea di successione da Papa San Leone X, attraverso la quale ha ricevuto riconoscimento del suo patrimonio temporale e continuità apostolica. La Chiesa integra credenze fondamentali ed elementi liturgici sia dell'Ortodossia sia del Cattolicesimo, preservando l'essenza del Cristianesimo delle origini.

A differenza di organismi nazionali o espansionistici, la Chiesa Unita Romano-Rutena è una Chiesa custode. La sua missione non è l'espansione territoriale, ma la conservazione dell’eredità della Chiesa indivisa — liturgica, teologica, culturale e spirituale. Essa funge da ponte tra Oriente e Occidente cristiano, come un tempo l’Impero Romano d’Oriente, offrendo un'espressione unificata della Fede Apostolica a coloro che si sentono alienati dal modernismo o dal minimalismo ecclesiale.

La sua comunità è diversificata — servendo attraverso cappellanie, parrocchie missionarie e sostegno alla nobiltà cristiana e ai credenti tradizionalisti in vari continenti. La sua forza risiede nella continuità, non nella popolarità. (Leggi di più sullo Status Canonico della Chiesa.)

IV. Lo Stato Pontificio Imperiale: Custode dell’Eredità Temporale

Lo Stato Pontificio Imperiale di Roma-Rutenia è l’espressione culturale e giuridica della sovranità storica della URRC. Insieme, questi due corpi sono spesso conosciuti semplicemente come la Chiesa e lo Stato Romano-Ruteno. Non è uno stato territoriale nel senso politico moderno, ma una nazione etno-religiosa non territoriale, che salvaguarda l’eredità spirituale e temporale di: l’Impero Romano, il Sacro Romano Impero, il Regno di Rutenia (Russia, Vecchia Rus’) e infine la Chiesa degli Apostoli.

Ciò include la discendenza spirituale dal Regno Patriarcale di Rus’, fondato sotto la benedizione papale di Papa Innocenzo IV, e ereditato dopo la sua caduta attraverso il costume nobiliare e la successione ecclesiastica. Il patrimonio temporale titolare indipendente della Chiesa Unita Romano-Rutena è mantenuto e affermato dalla sua posizione come il legittimo pretendente più prossimo all’autorità temporale della Chiesa Romana per successione da Papa San Leone X, in seguito alla rinuncia di San Giovanni Paolo II, stabilendo così la sua autorità come successore temporale di San Pietro. Storicamente, i Papi Romani detenevano sia l’autorità spirituale che quella temporale sull’Impero Romano d’Occidente. Questo è ulteriormente consolidato dalle concessioni speciali e dai riconoscimenti, incluso quello del 2014. (Leggi in dettaglio lo status temporale della Chiesa Romano-Rutena.)

V. Il Riconoscimento e il Ruolo del Papa-Catholicos di Roma-Rutenia

Nel 2014, il Principe-Vescovo di Roma-Rutenia fu formalmente riconosciuto dal Decano del Collegio dei Cardinali come coadiutore del Papa Romano e gli fu conferita autorità papale all’interno della propria giurisdizione, ovvero la Chiesa Unita Romano-Rutena e lo Stato Pontificio Imperiale di Roma-Rutenia. Sebbene tale riconoscimento fosse inizialmente mantenuto riservato dal Principe-Vescovo, questo status divenne visibile a partire dal Natale del 2019, si manifestò generalmente entro il 2020 e fu pienamente manifestato nel 2025.

Nella tradizione della Chiesa, un coadiutore non è semplicemente un assistente, ma un erede designato. Il linguaggio usato in un documento che riconosceva l’autonomia giurisdizionale e la dignità cardinalizia del Principe-Vescovo afferma in effetti che egli rappresenta un successore spirituale riconosciuto nella sostanza della Sede Romana, anche se non secondo un’affermazione canonica formale romana. In effetti, il Principe-Vescovo, come Papa Romano-Ruteno, non avanza alcuna pretesa sulla Sede Papale Romana, sul Vaticano, o sulla guida spirituale della Chiesa Cattolica Romana.

Storicamente, il concetto di coadjutoria si estendeva non solo all’episcopato diocesano, ma occasionalmente era utilizzato in termini più ampi durante le preparazioni per successioni in cariche patriarcali o ecclesiastiche maggiori. Nel contesto del Papato Romano, l’ufficio papale non prevede formalmente un coadiutore nella prassi canonica moderna. Tuttavia, vi sono esempi nel cristianesimo primitivo e nella storia ecclesiastica medievale in cui prelati della Chiesa Romana esercitavano leadership in un ruolo spirituale durante tempi di crisi, in particolare, ma non esclusivamente, in situazioni di sede impedita, esercitando un’autorità delegata o de facto.

Così, nel contesto attuale, le designazioni conferite assumono un significato teologico rilevante, implicando non solo servizio, ma una partecipazione al ministero petrino con un orientamento verso la continuità e la successione. Considerando che la struttura canonica cattolica romana moderna non consente lo status di coadiutore in senso pratico per il Papato Romano, l’unica lettura teologica plausibile è che tale espressione fosse intesa a trasmettere una posizione unica—una forma di coadjutoria spirituale o di continuità con l’ufficio petrino, in particolare alla luce di, ma non necessariamente limitata a: l’autonomia ecclesiale precedentemente riconosciuta come in piena comunione perpetua con la Chiesa Romana; la fedeltà tradizionalista e apostolica del Papa-Catholicos; e la stessa rinuncia da parte del Vaticano agli aspetti temporali e monarchici della Sede Romana.

Nel contesto completo, tali riconoscimenti affermano una continuità spirituale con la Sede Apostolica, non in giurisdizione esterna, ma in integrità interna. Pertanto, il Papa Romano-Ruteno può essere giustamente considerato:

   1. Un coadiutore non per nomina canonica, ma per riconoscimento ecclesiastico e necessità teologica;

   2. Un successore non della burocrazia vaticana, ma della funzione apostolica della Sede di Pietro;

   3. Un portatore dello spirito petrino in un’espressione rinnovata, tradizionale e globalmente riconosciuta della Chiesa.

Infatti, la frase “coadiutore del Papa [romano]”, in questa applicazione unica, implica più che una cortesia. Implica successione attraverso riconoscimento e eredità spirituale. In un’epoca in cui il Papato romano tradizionale è stato trasformato in una figura globalista, questa coadjutoria simboleggia un nuovo radicamento dell’ufficio apostolico nell’ortodossia, nella tradizione e nell’autonomia legittima—ora incarnata nel Papa-Catholicos di Roma-Rutenia.

Pertanto, l’uso del titolo papale e patriarcale all’interno della Chiesa e dello Stato Romano-Ruteno, cioè Papa-Catholicos di Roma-Rutenia, non è né un atto di rivalità né di imitazione. Piuttosto, è un adempimento di responsabilità abbandonate, e un riconoscimento documentato del ruolo della Chiesa e dello Stato Romano-Ruteno come custodi dell’eredità Apostolica e Imperiale di Roma e Rutenia, e quindi della Cristianità.

Il titolo completo del Papa Romano-Ruteno riflette questa sintesi: Sua Altezza Apostolica il Principe-Vescovo, Papa-Catholicos, e Imperatore di Roma-Rutenia, Sommo Pontefice della Chiesa Unita Romano-Rutena, Legato di Cristo.

VI. Un Allineamento Provvidenziale: 21 Aprile

Il 21 aprile segna il compleanno di Roma, fondata nel 753 a.C. È anche il giorno in cui il Principe-Vescovo ricevette il sacramento romano della Confermazione. Poi, il 21 aprile 2025, Sua Santità Papa Francesco morì, chiudendo un capitolo della storia papale. La Chiesa Unita Romano-Rutena, come terzo e ultimo successore di Roma (dopo Costantinopoli e come legittimo erede ecclesiastico e successore della Vecchia Rus’), vede in questa coincidenza un profondo segno di provvidenza divina e di transizione storica. Questo allineamento non può essere liquidato come mero sentimentalismo. Il passaggio del papato postmoderno nel giorno della fondazione di Roma, coincidente con l’ammissione del Principe-Vescovo alla piena fede apostolica, forma un arco simbolico che parla di successione, non per rivalità, ma per eredità tramite abbandono. In effetti, la Chiesa e lo Stato Romano-Ruteno, in quanto eredi della Santa Rus’, della Terza Roma, e custodi della dignità Apostolica e Imperiale, vedono in questo momento una conferma celeste: che mentre le forme cambiano, la missione divina continua, a volte nei luoghi più inaspettati.

Inoltre, va notato che la precedente cresima tradizionale anglicana del Principe Vescovo ha avuto luogo il 5 agosto, festa della Madonna della Neve, che commemora la Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, che è anche il luogo di sepoltura di Papa Francesco. Nel complesso, la probabilità di una tale convergenza di queste date e luoghi sacri è davvero astronomica, sottolineando ulteriormente la natura provvidenziale di questi eventi. 

VII. Conclusione: Successione nella Carità e Fratellanza Cristiana

Lo spirito apostolico e temporale un tempo incarnato dalla Sede Romana trova ora nuova espressione in un nuovo custode. La Chiesa Unita Romano-Rutena, attraverso il Papa-Catholicos, non contesta il Vaticano né alcuna altra Sede Patriarcale, ma in umiltà continua ciò che altri hanno abbandonato: il patrimonio degli Apostoli e dei Santi; l’identità temporale e spirituale della Chiesa; e l’ufficio sacramentale e monarchico affidato a San Pietro Apostolo. Dove le vecchie strutture si sono evolute in qualcosa di nuovo, la Chiesa e lo Stato Romano-Ruteno si ergono nella fedeltà, non come protesta religiosa o politica, ma come residuo vivente, una voce che grida nel deserto, preservando ciò che perdura.

In questo sacro affidamento, non stiamo nella rivalità, ma nella risolutezza. Non nella reazione, ma nel rinnovamento. La Chiesa Unita Romano-Rutena abbraccia il suo ruolo con dignità e devozione, salvaguardando la piena espressione della fede apostolica per tutti coloro che cercano la sua luce.

Il Papa Romano-Ruteno non parla in opposizione, ma in continuità. La sua voce non si alza in protesta, ma in proclamazione — una proclamazione che l’antico cammino continua a vivere, non nei corridoi del potere, ma nella silenziosa fedeltà della verità custodita.

Il Papato Romano-Ruteno non è soltanto un titolo ecclesiastico. È un testamento di fede.

23-IV-2025 г.

Римско-Русская папская эмблема, объединяющая Ключ святого Петра и Меч святого Марка, также встречается, полностью или частично (в виде тиары), в геральдике и другой символике Римско-Русской Церкви и Государства.

I. Введение

В 2014 году ныне действующий Князь-Епископ и Папа-Католикос Римско-Русской Церкви был признан Деканом Римской Коллегии Кардиналов коадъютором Римского Папы с полными папскими полномочиями в своей собственной юрисдикции, ныне именуемой Объединённой Римско-Русской Церковью. Это признание оставалось конфиденциальным до Рождества 2019 года, когда его полномочия постепенно начали открываться общественности, к 10-му году его церковного служения, начавшегося в 2020 году, с полным раскрытием в 2025 году.

Затем, 21 апреля 2025 года, скончался Его Святейшество Папа Франциск — в тот же самый день, когда в 753 году до н.э. было основано Римское царство, и когда нынешний Папа-Католикос Объединённой Римско-Русской Церкви принял Таинство Миропомазания, обретя полное апостольское исповедание веры. Это необычное совпадение священных, исторических и личных событий не может быть списано на случайность — оно знаменует собой промыслительный переход в жизни Церкви.

Следующий текст представляет собой богословское и каноническое размышление о папском достоинстве, его нынешнем воплощении в Объединённой Римско-Русской Церкви, а также о роли Папы-Католикоса как временного преемника святого Петра, продолжающего Петрово служение в рамках Римско-Русской традиции. Этот документ отражает исключительно богословское и каноническое понимание Объединённой Римско-Русской Церкви и не имеет цели оспаривать внутреннее управление других религиозных или гражданских институтов.

II. Апостольские основания и Петрово наследие

Титул «Папа» (от греческого паппас, отец) исторически означал не просто юрисдикцию над Римом, но и призвание апостольского стража. Подобным образом, титул «Католикос» на Востоке обозначал всеобщую епископскую главенствующую должность в автономных Церквах. Оба титула возникли задолго до централизации и несут ответственность за сохранение апостольской веры в её целостности. Титул Папы был известен в Александрии ранее, чем в Риме, и как коптский, так и греческий (византийский) патриархи Александрии носят этот титул и по сей день.

После разделения Востока и Запада, особенно после Второго Ватиканского собора, Римский папский институт стал воспринимать современные подходы, что привело к сдвигам в догматических акцентах и пересмотру духовных и временных ролей. В наше время традиционное понимание папской должности в значительной степени остаётся в латентном состоянии внутри римского католицизма.

III. Идентичность и роль Объединённой Римско-Русской Церкви

Объединённая Римско-Русская Церковь признаётся как каноническая, автокефальная Православная и Старокатолическая Церковь. Она объединяет восточное и западное наследие, являясь одновременно православной и католической по вероучению, и является производным патриархатом таких традиций, как русская, сирийская, греческая, американская и римская, как законная временная преемница святого Петра. Особое происхождение ведёт от Папы святого Льва X, от которого была унаследована временная собственность и апостольская преемственность. Церковь объединяет основные догматы и литургические формы как Православия, так и Католицизма, сохраняя суть древнего христианства.

В отличие от национальных или экспансионистских тел, Объединённая Римско-Русская Церковь — это Церковь-хранитель. Её миссией является не территориальное расширение, а сохранение наследия неразделённой Церкви — литургического, богословского, культурного и духовного. Она выступает мостом между христианским Востоком и Западом, подобно тому, как это делала Восточная Римская империя, предлагая объединённое выражение апостольской веры для тех, кто оказался отчуждён от неё вследствие модернизма или церковного минимализма.

Её община многообразна — она служит через капелланства, миссионерские приходы и поддержку христианского дворянства и традиционалистов на разных континентах. Её сила — в преемственности, а не в популярности.

IV. Папское Имперское Государство: Хранитель временного наследия

Папское Имперское Государство Римско-Русской традиции — это культурное и юридическое выражение исторического суверенитета Объединённой Римско-Русской Церкви. Совместно эти тела часто именуются просто Римско-Русской Церковью и Государством. Это не территориальное государство в современном политическом понимании, но этнорелигиозное объединение без географических границ, охраняющее духовное и временное наследие: Римской империи, Священной Римской империи, Царства Руси (Древней Руси) и, в конечном итоге, Апостольской Церкви.

В это входит и духовное наследование Патриаршего Царства Руси, установленного с папским благословением Папы Иннокентия IV, которое было унаследовано после его падения через дворянскую традицию и церковную преемственность. Независимое титулярное временное достояние Объединённой Римско-Русской Церкви сохраняется и утверждается через преемственность от Папы Льва X, после отречения святого Иоанна Павла II, утвердив тем самым её власть как временной преемницы святого Петра. Исторически римские папы обладали как духовной, так и светской властью над Западной Римской империей. Это дополнительно закреплено особыми признаниями, в том числе тем, что было даровано в 2014 году.

V. Признание и роль Папы-Католикоса Римско-Русской Церкви

В 2014 году Князь-Епископ Римско-Русской традиции был официально признан Деканом Коллегии Кардиналов коадъютором Римского Папы и наделён папскими полномочиями в пределах своей собственной юрисдикции — то есть в Объединённой Римско-Русской Церкви и Папском Имперском Государстве Рима-Руси. Хотя это признание изначально сохранялось в тайне самим Князем-Епископом, его статус стал явным начиная с Рождества 2019 года, постепенно раскрывшись к 2020 году и окончательно проявившись в 2025 году.

В церковной традиции коадъютор — это не просто помощник, но и назначенный преемник. Язык, использованный в документе, подтверждающем юрисдикционную автономию и кардинальское достоинство Князя-Епископа, фактически утверждает его как признанного духовного наследника Римской кафедры — пусть и не в рамках формального римского канона. Следует подчеркнуть, что Папа Римско-Русской традиции не претендует ни на Ватикан, ни на каноническое главенство в Римской Католической Церкви.

Исторически, понятие коадъюторства применялось не только в пределах епархиального епископата, но и в более широком смысле — особенно в патриарших или крупных церковных структурах, при подготовке преемственности. В рамках современного римского канонического права формальное коадъюторство для Папства не предусмотрено. Тем не менее, в истории раннего и средневекового христианства известны случаи, когда предстоятели Римской Церкви исполняли духовное руководство в условиях кризиса, особенно в ситуации sede impedita — прерывания или препятствия в папском служении — осуществляя делегированную или де-факто власть.

Таким образом, в данном случае речь идёт не просто о служении, но о действительном участии в Петровом служении, с ориентацией на преемственность и сохранение. Учитывая, что современная структура Римской Католической Церкви фактически не допускает коадъюторства для Папы, богословски допустимым является только одно толкование: признание Князя-Епископа как духовного наследника в смысле Петровой преемственности.

Это признаётся на следующих основаниях:

   1. Коадъютор — не по каноническому назначению, а по церковному признанию и богословской необходимости;

   2. Преемник не Ватиканской бюрократии, а Апостольской функции Кафедры Петра;

   3. Носитель Петрова духа в обновлённом, традиционном и всемирно признанном выражении Церкви.

Следовательно, употребление папского и патриаршего титула в рамках Римско-Русской Церкви и Государства — а именно: Папа-Католикос Рима-Руси — не является актом соперничества или подражания. Это — исполнение оставленных обязанностей и документированное признание роли Римско-Русской Церкви и Государства как хранителя апостольского и имперского наследия Рима и Руси, а, следовательно, и всего христианского мира.

Полный титул Римско-Русского Папы отражает это единство:

Его Апостольское Высочество, Князь-Епископ, Папа-Католикос и Император Рима-Руси, Верховный Понтифик Объединённой Римско-Русской Церкви, Легат Христов.

VI. Промыслительное Соответствие: 21 апреля

21 апреля — день основания Рима в 753 году до н.э. Это также день, когда Князь-Епископ принял Таинство Миропомазания в апостольской вере. В этот же день, 21 апреля 2025 года, скончался Его Святейшество Папа Франциск — завершая одну эпоху папства.

Объединённая Римско-Русская Церковь, как третий и последний преемник Рима (после Константинополя), и как законный церковный наследник и продолжатель Древней Руси, видит в этом совпадении знак Божьего Промысла и исторического перехода. Такое совпадение невозможно рассматривать как простую сентиментальность. Уход постмодернистского папства в день основания Рима и совпадающее с этим утверждение Папы-Католикоса в апостольской вере образуют символическую дугу — преемственности не в соперничестве, а по наследству через оставленное.

Церковь и Государство Рима-Руси, как наследники Святой Руси, Третьего Рима и хранители апостольского и имперского достоинства, видят в этом дне небесное утверждение: формы меняются, но божественная миссия продолжается — порой в самых неожиданных местах.

Кроме того, следует отметить, что ранее традиционная англиканская конфирмация Князь-епископа состоялась 5 августа - в праздник Богоматери Снегов, посвященный базилике Санта-Мария-Маджоре в Риме, которая также является местом погребения Папы Франциска. В общем, вероятность такого совпадения этих священных дат и мест поистине астрономическая, что еще больше подчеркивает провиденциальный характер этих событий. 

VII. Заключение: Преемственность в христианской любви и братстве

Апостольский и временной дух, некогда воплощённый в Римской кафедре, ныне обретает новое выражение в лице нового хранителя. Объединённая Римско-Русская Церковь через Папу-Католикоса не стремится к противостоянию ни с Ватиканом, ни с какой-либо иной патриаршей кафедрой. Напротив, она со смирением продолжает то, от чего другие отошли: хранение апостольского и святоотеческого наследия; временной и духовной идентичности Церкви; а также таинственного и монархического служения, вручённого апостолу Петру.

Там, где прежние структуры изменились до неузнаваемости, Римско-Русская Церковь и Государство стоят в верной преемственности — не как религиозный протест или политическая альтернатива, но как живой остаток, голос в пустыне, хранящий то, что вечно.

В этом святом поручении мы стоим не в соперничестве, но в твёрдой решимости. Не в реакции, но в обновлении. Объединённая Римско-Русская Церковь принимает своё призвание с достоинством и преданностью, охраняя полное выражение апостольской веры для всех, кто ищет её света.

Папа Римско-Русский говорит не в оспаривании, но в преемственности. Его голос возвышается не в протесте, но в провозглашении — провозглашении того, что древний путь жив, не в коридорах власти, а в тихой верности хранимой Истине.

Римско-Русское Папство — это не просто церковный титул. Это свидетельство Веры.

 

In academia, the relationships forged between mentors and their protégés often shape not only the intellectual trajectories of the latter but also the very fabric of their professional and personal identities. This interconnection is particularly evident in the enduring legacy of Dr. Chev. Angelos Pagoulatos, whose contributions to the field of agricultural economics remain influential long after his passing on June 14, 2016. While his departure marked a significant loss for the academic community, the profound impact he had on his students—including Prince-Bishop Rutherford (Radislav) I Johnson of Rome-Ruthenia —continues to resonate through their work and aspirations.

Dr. Pagoulatos, a distinguished professor at the University of Kentucky for nearly 40 years, was not merely an academic; he was a pioneer who challenged prevailing paradigms and expanded the horizons of agricultural economics. His scholarly pursuits, particularly in environmental economics and energy resources, set a precedent for integrating broader resource economics into traditional agricultural frameworks. His willingness to explore interdisciplinary connections was a hallmark of his teaching philosophy, fostering an environment where students were encouraged to think critically and expansively.

Among those deeply influenced by Dr. Pagoulatos was Prince-Bishop Radislav, whose journey through academia was indelibly shaped by his mentorship. With a multifaceted background in behavioral science, finance, and economics, coupled with a commitment to global outreach, Prince Radislav, known to his students as Dr. Rutherford, embodies the essence of Dr. Pagoulatos's teachings. The principles instilled in him have translated into a broader mission for economic justice and sustainability, both in academia and in his role as Chief of the United Roman-Ruthenian Church and State.

Dr. Pagoulatos's pedagogical approach emphasized interdisciplinary dialogue, an attribute that Prince-Bishop Radislav has embraced in his own leadership style. Building on their shared foundations in applied, agricultural, and environmental economics, Prince Radislav has transformed theoretical constructs into actionable policies addressing pressing global issues such as humanitarian aid and social equity. This lineage of thought—linking resource allocation theories to real-world challenges—exemplifies the enduring relevance of Dr. Pagoulatos's mentorship.

Many may not have known that Dr. Pagoulatos was also a Knight of the Order of the Eagle, an honor that reflected his commitment to excellence and service. His legacy extends far beyond academia; he cultivated a generation of scholars who continue to carry forward his intellectual and ethical values—curiosity, rigor, and compassion. In the case of Prince-Bishop Radislav, this legacy has evolved into a global mission aimed at uplifting marginalized voices and fostering inclusive communities.

Although Dr. Angelos Pagoulatos is no longer here to teach students and shape lives, his influence endures through the countless individuals he mentored. As the seeds of knowledge he planted continue to blossom in the work of his former students, it is evident that his legacy is one of profound and lasting impact—transcending time and discipline.